Il Pettirosso
spalanca veloce velocità media lento
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E’ difficile restare fermi, sentirsi in balia del vento, della pioggia, del freddo e della calura.
E’ difficile.
Ma sembra che questo sia il destino capitato a me e sembra proprio che non lo possa cambiare!
Quante volte mi sono domandato cosa fosse il destino.
Mi sono chiesto se fosse già stato scritto o se fosse, invece, da scrivere ogni giorno, con le proprie azioni.
E’ impossibile rispondere, me ne rendo conto.
Un francese, di cui disgraziatamente non ricordo più nemmeno il nome, una volta disse che “il caso è lo pseudonimo con cui ama firmarsi Dio”. Una bella frase non c’è che dire. La ricordo ancora come se fosse stata pronunciata pochi momenti fa. Mi colpì molto e in verità ne rimasi scosso. Molti dei miei dubbi e delle mie incertezze si velarono di una lacerante malinconia.
Forse- mi dissi- ogni cosa è veramente scritta e il mio destino, bello o brutto che sia, rimarrà sempre quello. Quella notte piansi.
Ma, forse, un po’ per paura, un po’ per l’esigenza di non veder crollare ogni mio sogno, mi sono sempre ripetuto che ciò che esiste è solo una specie di foglio in bianco nel quale ogni giorno scrivere le proprie battute, descrivere le proprie azioni, con una sorta di “libero arbitrio presunto”, nel quale siamo quasi inconsapevoli e crediamo di dettar noi le regole, ma che in realtà si rivela essere un filo sottile al quale siamo appesi e di cui nemmeno ci accorgiamo, che in realtà ci lega dalla nascita alla morte e di cui a poco a poco facciamo l’abitudine e fingiamo che non sia mai esistito. Ho sempre desiderato conoscere il burattinaio. Non per odiarlo ma solo per chiedergli il perché di ogni cosa.
A volte ho sentito parlare di quella cosa che gli uomini chiamano “filosofia”.
Beh, ne ho sentiti tanti di filosofi e forse dovrei chiedere loro le risposte che mi mancano. Sembra siano uomini che tutto il giorno non fanno altro che pensare, studiare, leggere e solo per capire chi siamo, cosa facciamo, cosa vogliamo. Ma mi sono accorto, in fondo, che pur tutti diversi, tutti pronti a giurare che l’altro sbaglia, alla fine sono tutti tremendamente simili.
Cercano risposte ma non ne hanno. E probabilmente fanno di tutto per non trovarne perché se ne avessero, non esisterebbe più la filosofia e rimarrebbero disoccupati!
A volte ho immaginato l’universo ed ogni atomo che lo compone, come un’immensa e gigantesca macchina dove ogni cosa ha un suo preciso ordine, ma non un ordine ordinato, cioè mi spiego meglio, non un ordine che ai miei occhi, con la mia logica, la mia esperienza in questa parte di universo può sembrar tale, ma un ordine- disordinato, che risponde di volta in volta a diverse regole che possono sembrare anche caos, ma che si integrano in un sistema complessivo in cui il caos deve esserci per garantire l’ordine e insieme per reggere e mantenere l’universo e il rispettivo equilibrio! Per cui, in tutto questo complesso sistema, ogni ingranaggio gira per un suo determinato verso, ma in un insieme collegato ad ogni altro ingranaggio, così che ogni cosa possa sembrare accaduta per caso ma in realtà per una serie interminabile di eventi concatenati, che in una serie infinita di variabili complesse, subordina ogni cosa ad un'altra e non consente più una qualsivoglia causalità con altri elementi, tanto da divenire, agli occhi del malcapitato, solo ed esclusivamente “caso”.
Si lo so, un po’ farraginoso..lo ammetto. Ma concedetemi il beneficio dell’errore e dell’approssimazione! Non è molto che sono in grado di ragionare in questi termini e mi occorre tempo per ordinare le idee, a volte un po’ confuse, che nascono nella mia giovane mente, da una massa confuse di notizie che solo ora assumono un significato rispetto ad una semplice “accozzaglia di suoni”quale era prima.
Il mio più grande cruccio, ora che la mai condizione è quella da me sopra descritta, è che da troppo tempo mi “sento” chiuso in un limite angusto, in un rettangolo dal quale sembra impossibile uscire. In cui tutto si trova sempre nel medesimo posto, ed è sempre così dannatamente uguale.
La mia è una prigione di fine alabastro, o forse solo di volgare metallo da rigattiere, dove però i miei bisogni istintivi vengono soddisfatti, ma il mio tempo è vuoto, e i miei sogni gelidi.
Un perimetro che mi sembra impossibile da varcare che sottrae tempo ai miei giorni, nel quale percepisco l’impossibilità di poter cambiare le cose, come se tutto fosse maledettamente scritto nel granito polveroso dei secoli. E a poco a poco mi sembra di non avere più speranze.
Volgendo i miei occhi all’orizzonte, da qualunque parte io rivolga il mio sguardo, trovo sempre lo stesso panorama fatto di stradine che si perdono sfumando all’orizzonte, di comignoli fumanti e di tante persone che da quassù sembrano soltanto dei piccoli insetti laboriosi.
Un cielo sempre uguale a sé stesso e un volgere di stagioni che non trascura mai la sua regolarità, sembrano far ticchettare inesorabilmente l’orologio della vita, contro il quale ogni sforzo è vano e ogni volontà nulla. Tutto si cancella di fronte a lui unico invincibile cavaliere dall’armatura scintillante.
Immagino quanti uomini di ogni tempo abbiamo lottato contro di esso, cercando mille modi per sfuggire alla sorte avversa che questo malinconico amico ci assegna. A volte si dimentica di noi, a volte vorremo dimenticarcene, ma egli ci accompagna sempre, in ogni momento della vita, senza perderci di vista mai e alla fine quando si rivela, non possiamo far altro che constare che non ci ha mai lasciato, ma ci è sempre stato al fianco come un cane fedele segue il suo padrone fino alla fine.
Il tempo, di cui prima nemmeno mi accorgevo, è diventato ora il mio tormento più grande perché lo sto sprecando in malo modo e non posso farci nulla.
Anche se penso che mai nessun tempo di nessun uomo sia inutile, se è vero che ogni persona è legata alle altre, e quindi uno scopo alla fine ci deve essere sempre se quella cosa va in quella tale maniera, mi sento male.
Se ogni cosa che accade ha un perché, mi sforzo ogni giorno affinché io possa capire la ragione che governa il mio modo di essere, il mio stato attuale.
La mia vita ha assunto un binario che sembra correre parallelo rispetto alla vita di tante altre persone, ed in particolare rispetto alle persone a cui voglio bene. Le vedo come dal finestrino di un treno, le vedo passare ma non posso raggiungerle. Anche loro mi vedono, ma le nostre vite sembrano non potersi toccare. E alla fine tutto sembra così dannatamente inutile.
La coscienza da me raggiunta insperatamente, mi tiene costretto in limiti troppo aspri per chi ha desiderio di conoscere e vedere tutto quello che ha solo sempre immaginato.Lì fuori esiste un mondo che vorrei vivere. E’ vero, a volte non si apprezza la libertà se non si è vissuta la sua mancanza e piango per chi è troppo stupido e vive con la ignoranza di non sapere quanto è prezioso quel bene che dà per scontato.
Tuttavia, a volte, non è nemmeno privo di dolcezza l’immergersi nelle regioni vaghe dei sogni dove solo per pochi istanti si riescono a possedere dei segreti che sfuggono al battere di una palpebra.
Ma anche la realtà ha il suo fascino non deprecabile soprattutto per chi troppo a lungo, come me, l’ha agognata.
Chi la vive quotidianamente senza costrizioni, sapendo di avere la libertà di poter scegliere, ama di volta in volta distrarsi nell’onirico, ma chi non può permettersi questa tenera voluttuosità , respira la più tremenda delle angosce..
Agli occhi delle persone che si accennano a leggere queste poche righe potrei sembrare solamente uno stupido, che non è in grado di articolare un pensiero coerente ed un lessico forbito, solamente un elemento dell’arredamento di una casa da ammirare, ma nel luogo in cui mi trovo, vivono e passano continuamente grandi persone, gente colta, che si riunisce, parla, discute animatamente, sui temi della vita e della politica, su noi stessi. Ed è così che a poco a poco ho iniziato a comprendere quel linguaggio così misterioso, ho imparato a ragionare, ed ora riesco a sognare, riesco a provare dei sentimenti simili ai loro, riesco a capire ciò che voglio e ciò che mi manca, senza il velo del solo istinto.
Ora, dunque, io sono.
Ma è stato la migliore cosa che potesse capitarmi?A distanza di tempo ancora non l’ho capito.
Per un verso sicuramente ho acquistato capacità che non credevo di possedere e tutto ha avuto un senso nuovo, ma dall’altro rimpiango ancora la spensieratezza dei miei giorni addietro, nei quali la semplicità di un gesto era tutto quello che il mondo voleva da me! Bastava che io soddisfacessi i miei bisogni primari e ogni cosa era ordinata, era così come doveva essere. Null’altro il mondo chiedeva e null’altro chiedeva il mio istinto e il mio fragile corpo.
Mi accorgo solo ora che non avevo nessun altra necessità. Ora invece è tutto diverso e quello che era prima ora non è più sufficiente. Sento in me la voracità di conquistare ogni giorno nuove cose, senza perdere quelle vecchie e di possedere tutto quello che ora ho scoperto di poter volere senza dover aspettare più un momento, con quell’impazienza avida di chi ha assaporato qualcosa, un sentimento, una passione, una emozione, che non può avere sempre e quando non ne ha diventa pazzo fino alla follia per impossessarsene.
E’ successo tutto così all’improvviso che quasi non riesco spiegarlo nemmeno io.
Quel giorno lo ricorderò tutta la vita: è rimasto scolpito nel mio cuore.
I frammmenti grafici di Gladiola, ispirata dal possente Trostlus, oscuro abitatore delle grotte del Calpagrat.
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